CULTURA

CITAZIONI

SANTITA'

LA SANTITA' NELLA GIOIOSA SEMPLICITA'

La santità è la tua vita, vissuta nella verità: semplice, pulita, gioiosa.

La santità è sperimentare una forza che non hai mai avuto prima nel fare un passo concreto di vita, come avere il coraggio di riconciliarti, di chiedere perdono.

La santità è vivere l'equilibrio tra pensare, dire e agire: raggiungere questa unità profonda di te, voler essere libero da tutto, anche da te stesso e dai tuoi alti e bassi di umore.

La santità è pace interiore, è raggiungere la libertà dal male quando riemergono i ricordi del passato, i macigni del cuore, le lotte contro il male della menzogna, dell'orgoglio che ti fa credere migliore di un'altro.

La santità è essere veri fino in fondo, è sentire dentro di te il rimprovero della coscienza per un gesto che non è stato limpido, è sapere che vuoi essere pulito, senza giudicare l'altro né condannarlo.

La santità è un sorriso dato con tanto amore.

La santità è la porta che ti fa entrare nel paradiso! E non solo quello dopo la morte, ma già qui in terra, quando vivi la bontà, la verità, il perdono, l’amore.

I santi sono uomini e donne come noi che ce l'hanno fatta, che hanno vinto le loro battaglie perché erano forti nella volontà. Non sapevano neanche di essere santi: si sono fatti santi perché facevano cose semplici, normali, ma buone, belle per gli altri.

Tutti noi, tutti noi possiamo essere santi; dobbiamo metterci la buona volontà, nel senso che ci sarà sempre nella vita qualcuno che sta male e ha bisogno … e noi non dobbiamo far finta di niente: che non abbiamo visto quella vecchietta … quel bambino … qualcuno che soffre!

Quando sono per la strada, vedo tante persone tristi, che camminano guardando per terra perché hanno un peso dentro di loro e non sanno che tutti noi siamo persone amate! E possiamo vivere nella gioia … alzare il capo e vedere “l’azzurro”, un futuro di bene e di vita per ciascuno di noi!

Noi dobbiamo essere luce in mezzo alla gente, non per noi stessi ma per gli altri … dobbiamo dare gioia, speranza … poi il Signore ci ridà il centuplo!

Siamo veramente dei “fortunati”, perché sappiamo che il Signore ci ha dato tanto, ci ha dato tutto ciò che ci occorre per essere buoni, santi. E chi è buono, è veramente felice!

SUOR ELVIRA PETROZZI (Comunità Cenacolo), messaggio di ottobre 2013

I SEGNI DELLA SANTITA' E DELLE TENEBRE

« Coloro che vogliono obbedire alla parola di Dio e produrre dei buoni frutti, ecco i segni che li accompagnano: i sospiri, i gemiti, gli occhi bassi, la calma, l'inclinazione del capo, la preghiera, il silenzio, la costanza, l'attesa dolorosa, le sofferenze del cuore sopportate con pietà. Le loro opere sono le veglie, il digiuno, la continenza, la dolcezza, la longanimità, la preghiera costante, la meditazione delle divine Scritture, la fede, l'umiltà, la carità fraterna, la sottomissione, il lavoro, la sopportazione del male, la carità, la bontà, la moderazione dello spirito e tutto ciò che è luce, perché il Signore è luce.

« Quanto a quelli che non portano frutti di vita, ecco i loro segni: essere accidiosi, non stare al proprio posto, guardare da tutte le parti, essere negligenti, mormorare, agire alla leggera.

Le loro opere sono la ghiottoneria, la collera, l'irresponsabilità, la

diffamazione, l'orgoglio, la loquacità, l'incredulità, l'instabilità, la dimenticanza, l'agitazione, la ricerca vergognosa del guadagno, l'avarizia, la gelosia, le contese, il disprezzo, la frivolezza, il

riso intempestivo, l'ostinazione e tutto quello che è tenebra, perché satana è tenebra.

« L'uomo che ama la virtù deve fare uso di un grande discernimento per riconoscere le differenze del bene e del male e per esaminare e comprendere le varie astuzie del maligno, il quale ha l'abitudine di pervertire molte persone con immaginazioni seducenti ...

Non date credito troppo in fretta, per leggerezza di spirito, agli impulsi degli esseri spirituali che potrebbero ingannarvi, anche se fossero angeli del cielo, ma restate prudenti e istituite un esame molto accurato, accettando ciò che è buono e rigettando ciò che è cattivo»

PSUEDO MACARIO (Omelia 1 e 3, PC 34, 865 e 876).