BIBBIA E PASTORALE

VITA NELLA FEDE

OTTENERE LA MORALITA'

«Punto culminante per ottenere la moralità è al certo la frequente confessione e comunione, ma proprio ben fatte»

(San Giovanni Bosco, Memorie Biografiche, MB XIII,270)

L'ABNEGAZIONE

“Ricordati, figlia mia, che l’anima che ama Gesù parla poco e si abnega molto. Ti ordino, da parte di Gesù, di non dare mai il tuo parere se non ti è richiesto, e di non difendere mai la tua opinione, ma di cedere subito”. E aggiungeva ancora: “Quando commetti qualche mancanza, dillo subito senza aspettare che te lo chiedano. Infine, non dimenticarti di proteggere gli occhi, perché gli occhi mortificati vedranno le bellezze del Cielo“.

(l'angelo custode a Santa Gemma Galgani)

MUOVITI, RESPIRA, CONFIDA

Il popolo della Bibbia era un ottimo camminatore. 

Nostra Madre Maria, San Giuseppe, Gesù e tutti gli apostoli compivano il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme a piedi, poco più di 110 chilometri ad andare e altrettanti a tornare. Camminavano quasi ovunque andassero, attraversando regioni collinari e montuose. 

Fonte: Aleteia, "Le tre parole che possono cambiarti la vita" 05/08/2015

LA CURIOSITA' MALSANA E IL SENTIMENTO VIZIATO

“In verità vi dico: voi cercate di Me non per sentirmi e per i miracoli che avete veduto, ma per quel pane che vi ho dato da mangiare a sazietà e senza spesa. I tre quarti di voi per questo mi cercava e per curiosità, venendo da ogni parte della Patria nostra. Manca perciò nella ricerca lo spirito soprannaturale, e resta dominante lo spirito umano con le sue curiosità malsane, o per lo meno di una imperfezione infantile, non perché semplice come quella dei pargoli, ma perché menomata come l’intelligenza di un ottuso di mente. E con la curiosità resta la sensualità e il sentimento viziato. La sensualità che si nasconde, sottile come il demonio di cui è figlia, dietro apparenze e in atti apparentemente buoni, e il sentimento viziato che è semplicemente una deviazione morbosa del sentimento e che, come tutto ciò che è “malattia”, abbisogna e appetisce a droghe che non sono il cibo semplice, il buon pane, la buona acqua, lo schietto olio, il puro latte, sufficienti a vivere e a vivere bene. Il sentimento viziato vuole le cose straordinarie per essere scosso e per provare il brivido che piace, il brivido malato dei paralizzati, che hanno bisogno di droghe per provare sensazioni che li illudano di essere ancora integri e virili. La sensualità che vuole soddisfare senza fatica la gola, in questo caso, col pane non sudato, avuto per bontà di Dio. 

I doni di Dio non sono consuetudine, sono lo straordinario. Non si possono pretenderli, né impigrirsi dicendo: “Dio me li darà”. È detto: “Mangerai il pane bagnato col sudore della tua fronte”, ossia il pane guadagnato col lavoro. Ché se Colui che è Misericordia ha detto: “Ho compassione di queste turbe, che mi seguono da tre giorni e non hanno più da mangiare e potrebbero venire meno per via prima di avere raggiunto Ippo sul lago, o Gamala, o altre città”, e ha provveduto, non è però detto che Egli debba essere seguito per questo. Per molto di più di un po’ di pane, destinato a divenire sterco dopo la digestione, Io vado seguito. Non per il cibo che empie il ventre, ma per quello che nutre l’anima. Perché non siete soltanto animali che devono brucare e ruminare, o grufolare e ingrassare. Ma anime siete! Questo siete! La carne è la veste, l’essere è l’anima. È lei che è duratura. La carne, come ogni veste, si logora e finisce, e non merita curarla come fosse una perfezione alla quale va data ogni cura.

Da "L’Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta, 354.6-11: riferimento al Vangelo secondo Giovanni 6,24-35

IL VOLER FARE DA SE' E IL MALE

"L’uomo si crede sempre capace di tutto. Quando poi è realmente capace in una cosa, è pieno di sussiego e di attaccamento per la sua “capacità”.

Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni erano dei buoni pescatori e perciò si credevano insuperabili nelle manovre marinare. Io per loro ero un grande “rabbi”, ma un nulla come marinaio. Perciò mi giudicavano incapace di aiutarli e, quando salivano in barca per traversare il mare di Galilea, mi pregavano di stare seduto perché non ero capace di altro. Anche il loro affetto era causa di questo, perché non volevano impormi fatiche materiali. Ma l’attaccamento alla loro capacità superava anche l’affetto.

Io non mi impongo che in casi eccezionali, Maria. Generalmente vi lascio liberi e attendo. Quel giorno, stanco e pregato di riposare, ossia di lasciarli fare, loro che erano tanto pratici, mi misi a dormire.

Nel mio sonno era anche mescolata la constatazione del come l’uomo è “uomo” e vuol fare da sé senza sentire che Dio non chiede che di aiutarlo. Vedevo in quei “sordi spirituali”, in quei “ciechi spirituali”, tutti i sordi e ciechi dello spirito, che per secoli e secoli si sarebbero rovinati per “volere fare da sé” avendo Me curvo sui loro bisogni in attesa di essere chiamato in aiuto.

Quando Pietro gridò: “Salvaci!”, la mia amarezza cadde come sasso lasciato andare.

Io non sono “uomo”, sono il Dio-Uomo. Non agisco come voi agite. Voi, quando uno ha respinto il vostro consiglio o aiuto e lo vedete negli impicci, se anche non siete tanto cattivi da goderne, lo siete sempre tanto da rimanere sdegnosamente, indifferentemente a guardarlo senza commuovervi al suo grido di aiuto. Col vostro contegno gli significate: “Quando ti volevo aiutare non mi hai voluto? Ora fa’ da te”. Ma Io sono Gesù. Sono Salvatore. E salvo, Maria. Salvo sempre non appena mi si invoca.

I poveri uomini potrebbero obbiettare: “E allora perché permetti alle tempeste singole o collettive di formarsi?”.

Se Io con la mia potenza distruggessi il Male, quale che sia, voi giungereste a credervi autori del Bene, che in realtà sarebbe mio dono, e non vi ricordereste mai più di Me. Mai più.

Avete bisogno, poveri figli, del dolore per ricordarvi che avete un Padre. Come il figliol prodigo che si ricordò di averlo quando ebbe fame. Le sventure servono a farvi persuasi del vostro nulla, della vostra insipienza, causa di tanti errori, e della vostra cattiveria, causa di tanti lutti e dolori, delle vostre colpe, causa di punizione che da voi vi date, e della mia esistenza, della mia potenza, della mia bontà.

Ecco quel che vi dice il Vangelo di oggi. Il “vostro” vangelo dell’ora presente, poveri figli. Chiamatemi. Gesù non dorme che perché è angosciato di vedersi disamato da voi. Chiamatemi e verrò»."

(Gesù a Maria Valtorta, "L'Evangelo come mi è stato rivelato" 185.2/6

DIO VUOLE IL VERO TE: VULNERABILE E IMPERFETTO

Le nostre persone "virtuali" costruite con attenzione non lo colpiscono...

(Fonte: Aleteia, autore; Aranna Boudreau 4/2/15)

IL SENSO DEL SACRO:

LA SACRESTIA E LA MESSA IN LATINO

"Quando mio nonno aveva l’età che ho io adesso e io ero un ragazzino, lui mi diceva sempre: sta’ lontano dai preti; onorali, riveriscili e salutali per strada, bacia loro la mano (allora usava) e va’ a Messa, ma non ti ci mischiare. Con sorpresa, diventato scrittore, mi accorsi che Padre Pio era dello stesso parere. Non sopportava i laici che ronzavano attorno alle tonache: allora si chiamavano «baciapile», oggi «impegnati nella pastorale». Il Santo diceva, col suo solito modo ruvido: «O dentro o fuori». Cioè: se ti piace l’ambiente entra nel clero, sennò esci di sacrestia e fai davvero il laico."

"Sono tanti anni ormai che nella mia mente la Messa domenicale è associata a un’ora di martirio di cui farei volentieri a meno. Tedio. Noia. Omelie banali e interminabili. Canzonette pop dal testo cretino. Estenuanti e retorici assilli al Padreterno terminanti con «…ascoltaci Signore». Segni di pace sudaticci. Ridicola miniprocessione per portare i «doni» all’altare. Chilometrici avvisi parrocchiali da ascoltare in piedi prima di avere la benedizione finale (dunque, abusivamente inglobati nella liturgia). Un «rendiamo grazie a Dio» che è un (mio) urlo di sollievo prima di uscire –finalmente!- a riveder le stelle."

(Rino Camilleri, Fonte La Nuova Bussola Quotidiana 10/08/2014)

LA CARTA D'IDENTITA' DEL CRISTIANO

Ecco la strada, ha spiegato, per «vivere la vita cristiana a livello di santità». Del resto, ha aggiunto, «i santi non hanno fatto altro che» vivere le beatitudini e quel «protocollo del giudizio finale». Sono «poche parole, semplici parole, ma pratiche a tutti, perché il cristianesimo è una religione pratica», da praticare, da fare, non solo da pensare.

(Papa Francesco, omelia 09/06/2014)

I 3 ATTEGGIAMENTI

Ci sono tanti cristiani che «stanno con un piede fuori e uno dentro. Sono gli «uniformisti, gli alternativisti e i vantaggiosi». Ma la Chiesa «non è una casa da affittare, è una casa per vivere»

(Papa Francesco, omelia 5/06/2014)

EVITARE L'INTIMISMO DIRGUSTOSO

"evitare la tentazione della "quiete", che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo, tanto edulcorata, disgustosa per quanto è dolce"

(Papa Francesco, Udienza all’Azione Cattolica Italiana, 03/052014)

TORNARE IN GALILEA!

"Nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c’è anche un’altra “Galilea”, una “Galilea” più esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione. In questo senso, tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; tornare in Galilea significa recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava."

Papa Francesco, omelia del Sabato Santo 19/04/2014

AVERE UN CUORE MISERICORDIOSO
Isacco di Ninive
Isacco di Ninive.doc
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SAPER RICONOSCERE I SEGNI DELLA SANTITA' E DELLE TENEBRE
Pseudo Macario (Omelia 1 e 3, PC 34, 865 e 876).
Tratto da Padre Livio Fanzaga, “Il discernimento spirituale”
(Cap 22, “Ciò che viene da Dio apre il cuore)
I segni della santità e delle tenebre -
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