BIBBIA E PASTORALE

DISCIPLINA LITURGICA

LA DISCIPLINA DELL'ABITO ECCLESIASTICO

Lettera di Papa Giovanni Paolo II al Cardinale Vicario Ugo Poletti.

 

"Il nuovo Codice di diritto canonico, riscritto secondo le indicazioni del Vaticano II, recita, al canone 284: << I chierici secolari portino un abito ecclesiastico  decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale del luogo>>. E, per i membri di ordini e congregazioni, prescrive al 669: <<I religiosi portino l’abito dell’istituto, fatto a norma del diritto proprio, quale segno della loro consacrazione e testimonianza di povertà>>. Il Concilio stesso aveva ammonito di non abbandonare questo “segno“ di consacrazione sul quale, tra l’altro, Giovanni XXIII era rigorosissimo, imponendo al suo clero, nel Sinodo Romano che precedette il Vaticano II, la sola talare nera dai molti bottoni e vietando persino il clergy man. 

Ebbene: prima Paolo VI, poi Giovanni Paolo II, infine Benedetto XVI hanno moltiplicato le esortazioni, gli inviti, gli ordini, i rimbrotti, ma il risultato è sempre l’armata Brancaleone dei sacerdoti (vescovi, non di rado, compresi) abbigliati ciascuno secondo l’estro proprio. Dal completo da manager, al giubbotto  da metalmeccanico, sino agli stracci ben studiati da clochard –filosofo: comunque,  sempre indistinguibili dai laici. La raccomandazione di un Concilio Ecumenico e le ripetute disposizioni disciplinari di quattro papi non sono riuscite ad ottenere alcun ascolto, spesso neppure dalla  gerarchia episcopale.

La questione sembra secondaria, ma non lo è: dietro il rifiuto dell’abito religioso vi è una teologia, vi è la negazione  protestante di un sacerdozio “sacrale“, che distingua il prete dal credente comune; vi è il rigetto della prospettiva cattolica che, col sacramento dell’ordine, rende un battezzato “diverso“, “a parte“. Il sacerdote non come testimone del Sacro, non come “atleta di Dio“ (l’immagine è di san Paolo) in lotta per la salvezza dell’anima propria e dei fratelli contro le Potenze del male, bensì uomo come gli altri, distinto semmai solo dal maggiore impegno socio-politico." (Vittorio Messori, articolo del 17/2/2013 sul Corriere della Sera

CONFESSIONALE PERDUTO. PERCHÉ LA VECCHIA GRATA (ORMAI SPARITA) AIUTAVA A CONFESSARSI MEGLIO

L’uso del  confessionale tridentino e soprattutto della grata erano e sono per la Confessione quello che l’inginocchiarsi – e in grado diverso il ricevere l’Eucaristia direttamente in bocca - sono per la Comunione. Segni che aiutano a tenere vivo il senso del sacro, della grandezza del sacramento, del fatto che non si sta partecipando a un’azione meramente umana (un semplice colloquio spirituale nel caso della Confessione, una semplice agape fraterna nel caso della Comunione).

(Fonte: Il Timone; Amici Domenicani 2/9/2012) 

NON SI APPLAUDE IN CHIESA

«Sono molto contento di essere arrivato fin qua ma, se vi debbo esprimere un desiderio, (è) quello che in Chiesa non gridiate, non battiate le mani e non salutiate neanche il Papa, perché templum Dei, templum Dei (il tempio di Dio è il tempio di Dio). Ora, se voi siete contenti di trovarvi in questa bella chiesa, immaginate se non è contento il Papa di vedere i suoi figliuoli. Ma appena li vede i suoi figliuoli mica batte loro le mani in faccia. E questo che sta davanti a voi è il successore di San Pietro» (san Giovanni XXIII, Ostia, IV Domenica di Quaresima 1963)

IL CROCIFISSO AL CENTRO DELL’ALTARE

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice

E' NORMALE UN ALTARE SENZA FIORI NE' ORNAMENTI?

l'altare va ornato con moderazione; i fiori, poi, si devono usare in modo misurato, disponendoli non sopra ma attorno all'altare.

(Fonte: Alateia, 15/12/2014)

CHI DEVE STARE SULL'ALTARE QUANDO SI CELEBRA MESSA E CHI NO?

L'altare è la tavola del Signore. Non devono stare lì né nel presbiterio coloro che non hanno alcuna funzione liturgica.

(di Padre Henry Vargas Holguìn, Fonte: Aleteia)

LE LITURGIE NOIOSE, PRIVATE DI SIMBOLISMO E RIDOTTE AD AZIONE

«Dopo le riforme del Concilio, non a causa dei padri riformatori ma di singoli individui che hanno deciso di prendere in mano la questione e hanno fatto cose piuttosto superficialmente, la Chiesa ha gradualmente perso l’elemento mistico, che riguarda ciò che è nascosto. 

(Card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo (Sri Lanka): "Il Timone", numero di novembre 2014)

GLI SPAZI DI SILENZIO

ALL'INTERNO DELLA CELEBRAZIONE

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice

 

"...Quel Gesù  che guardò con affetto grato Marta che si affaccendava  per la casa <<tutta presa da molti servizi>>, come scrive Luca. Ma che  le ricordò che era la sorella, Maria, accoccolata in silenzio  ai suoi piedi, che <<aveva  scelto la parte migliore, quella che non le sarà tolta >>. La parte , cioè, di chi dà il primo posto all’ascolto della Parola di Dio, alla meditazione, alla preghiera, che è il  lavoro più prezioso anche socialmente, benché i suoi effetti concreti spesso sfuggano alla nostra miopia. Non a caso la Chiesa ha sempre approvato, incoraggiato, benedetto le famiglie  religiose di “vita attiva“, dedite soprattutto alla carità corporale. Ma ha sempre considerato più alte –dunque, più rare- le vocazioni alla “vita  contemplativa“, nel silenzio e nel nascondimento del chiostro. Concetti che furono elementari, per un cattolico. Eppure, sembrano sfuggire a tanti, tra i fedeli stessi. Non a caso Benedetto XVI ci ha ridato un esempio: nel suo desiderio di continuare a servire la Chiesa, ha scelto il ministero della preghiera nella solitudine e nel silenzio, cioè l’impegno più concreto, che però solo la fede può comprendere." 

 (Vittorio Messori, articolo del 17/2/2013 sul Corriere della Sera

PERCHE' DURANTE UNA MESSA E' COSI' IMPORTANTE IL SILENZIO?

La Chiesa prevede più di un silenzio: «Il silenzio preparatorio ad una celebrazione (per i ministri in sagrestia e per i fedeli nella navata); il silenzio rituale per assolvere coralmente i gesti e pronunziare le orazioni stabilite, ma anche per interiorizzare i contenuti della Parola proclamata e dei ‘santi segni’, che velano i santi Misteri; il silenzio successivo alle celebrazioni per non disperdere immediatamente l’intensità del raccoglimento interiore».

(Fonte: Aleteia, 21/01/2015) Link all'articolo

INCHINI E GESTI DURANTE LA MESSA

Vi sono due specie di inchino: quello del capo “si fa quando vengono nominate insieme le tre divine Persone; al nome di Gesù, della beata Vergine Maria e del santo in onore del quale si celebra la Messa”; l'inchino di tutto il corpo, o inchino profondo, si fa, tra l'altro, all'altare e nel Credo alle parole: “E per opera dello Spirito Santo”.

(Fonte: Aleteia, 16/01/2015)

LAICI CHE «ARMEGGIANO» NEL TABERNACOLO: UN ALTRO DIFFUSO ABUSO. SOLO IL SACERDOTE LO PUÒ FARE

(Fonte: Il Timone, 

PAPA FRANCESCO APPROVA UNA LETTERA CIRCOLARE PER ELIMINARE GLI ABUSI DURANTE LO SCAMBIO DELLA PACE

Abolito il canto per la pace (inesistente nel Rito romano); vietato lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi la pace; il sacerdote non può allontanarsi dall'altare (neppure a matrimoni e funerali); in alcuni casi lo scambio della pace deve essere omesso

(Titolo originale: L'espressione rituale del dono della pace nella Messa

Fonte: Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 8 giugno 2014)

LA COMUNIONE RICEVUTA SULLA LINGUA E IN GINOCCHIO

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice